Il lavoro nobilita l’uomo? … Considerazioni di un giovane TSRM inoccupato.

Egregio dott. Sellitti

Mi chiamo Giuseppe D’Amico e sono un tsrm (guarda caso inoccupato).

Essendo iscritto alla sua mailing list ho trovato in lei una figura molto attiva ed interessata alle problematiche che interessano oggigiorno la professione di tsrm. Le scrivo quindi la presente per esprimere un paio di considerazioni (forse non soltanto mie) riguardo l’attuale situazione dei giovani tsrm. Invierò inoltre la mail anche alla presidenza del consiglio tsrm.

Sperando di non annoiarla e di fare una cosa costruttiva la ringrazio anticipatamente per la gentile attenzione prestatami.

“Pensavo di essermi iscritto ad un collegio professionale, invece era equitalia”.

Inizia un nuovo anno, e puntuale come sempre arriva la lettera del collegio tsrm con allegato il bollettino di versamento per la tassa annuale. Già.

L’ordine dei tsrm fa ricordare la propria presenza solo all’atto di riscuotere. Come tutto, del resto, qui in Italia.

“Egregio collega”. Dicono.

Ma.. collega chi?

Come tanti tsrm neolaureati sono anch’io un inoccupato, impegnato a cercare lavoro in lungo e in largo inutilmente e ritrovatomi spesso a svolgere le mansioni più umili pur di non rimanere senza far nulla poichè, in fin dei conti, il lavoro nobilita l’uomo. Quindi, anche se mi chiamano collega tengo a precisare che non lo ritengo un termine opportuno in quanto non ci ritroviamo affatto ad esercitare la stessa professione.

Ricapitolando, quindi, cosa si ritrova un tsrm neolaureato al giorno d’oggi? Nulla. A parte tre anni almeno di spese e sacrifici buttati via per prendere un “pezzo di carta” che si rivela essere nient’altro che una qualifica ed elevata specializzazione, che relazionata ad un mercato lavorativo diverso dalla radiodiagnostica non è altro che carta straccia.

A peggiorare, a mio avviso (e non solo) tale situazione, è la normativa vigente, secondo la quale ogni tsrm è tenuto ad appartenere al collegio prof.le al fine di poter esercitare la professione di tecnico sanitario di radiologia medica. Sia chiaro, non sono contro il collegio, anzi … l’unica cosa che però mi disgusta notevolmente è il dover pagare una tassa annuale per l’appartenenza al collegio al fine di poter esercitare una professione che effettivamente non esercito. Discorso articolabile attraverso due punti ben delineati:

Punto primo. Perché dover pagare la stessa cifra di un tsrm che a differenza mia esercita regolarmente questa rispettabile professione?

Punto secondo. Io pago, ma il collegio … cosa fa? Sinceramente parlando, mi da tanto l’impressione di essere un mammifero in letargo che si sveglia soltanto quando è giunto il momento di mangiare, ovvero nello specifico quando invia il bollettino da pagare attraverso equitalia. Bollettino di ben 97 euro che da giovane disoccupato devo chiedere ai miei genitori.

Cosa fa, quindi, il collegio per noi inoccupati? Boh.

Sinceramente in due anni di iscrizione all’albo non ho fatto altro che sentire chiacchiere su chiacchiere, parole su parole, ma nulla di concreto. Di parole al vento del resto ne sento abbastanza dai politici alla tv.

Andando a discorsi concreti: quando, ad esempio, i tsrm pensionati lasceranno i posti di lavoro ai giovani? Forse allora potremmo sentirci meno derubati all’atto del pagamento della tassa.
Esatto. Derubati è la parola giusta in quanto pagando quel bollettino non mi sento altro che derubato ed indignato.

A questo punto la domanda sorge spontanea: cosa può fare, quindi, il collegio per essere più operativo nei confronti di noi inoccupati al fine di farci sentire meno derubati?
Vorrei quindi avanzare alcune proposte, a mio avviso costruttive, giusto per non fare la parte del sindacalista che critica a oltranza senza proporre nessuna alternativa concreta.

In sintesi:

1) basta tsrm pensionati nelle diagnostiche, è tempo di ringiovanire il settore.

2) abolizione o almeno riduzione al 20% della tassa per tsrm inoccupati

3) possibilità di poter effettuare tirocini senza dover affrontare spese per visite, burocrazia e simili.

4) posti riservati, convenzioni ed agevolazioni con enti ed università al fine di dare la possibilità ai tsrm inoccupati di frequentare corsi di laurea o corsi professionali per sfociare in altri settori del mercato lavorativo.

5) ultimo, e non per importanza, la chiusura dei corsi di laurea in trmir già dal prossimo anno accademico, con agevolazioni per gli attuali studenti tsrm che volessero cambiate corso di laurea.

(Del resto se un recipiente sotto un rubinetto trabocca, il primo intervento da effettuare è chiudere il rubinetto. O sbaglio?)

Sperando di aver suscitato non fastidio ma spunti di riflessione porgo cordiali saluti.

Tsrm dott. Giuseppe D’Amico

 

Una risposta a “Il lavoro nobilita l’uomo? … Considerazioni di un giovane TSRM inoccupato.”

  1. Ciao Giuseppe,
    approfitto di questo spazio pubblico offerto da Sellitti per allargare il discorso su un argomento che da anni è ritenuto prioritario dal Collegio TSRM della Provincia di Foggia, provincia ultima in Italia per occupazione ad un anno dalla laurea.

    Dal punto di vista cronologico, la prima causa della disoccupazione è l’aumento ingiustificato e in violazione della legge (art.6 ter D.Lgs. 229/99) dei posti messi a bando nelle università, rispetto a quelli definiti dalla categoria. Negli ultimi 5 anni, il Ministero della Salute ha inflazionato il mercato del lavoro di quasi 2 mila posti in più rispetto le sin troppo ottimistiche previsioni di Collegi e Federazione.
    Poi, gravi concause polito-sociali a questa situazione sono state: la crisi economica, il blocco delle assunzioni (soprattutto nelle regioni soggette al piano di rientro) e la riforma delle pensioni.

    Rispetto ad un esubero formativo annuo superiore a 500 posti, poche speranze di compensazione occupazionale sono state realizzate dalla politica professionale portata avanti dalla Federazione: amministratori di sistema, radiologia domiciliare, ecografia, sono gocce di occasione di lavoro nel mare d’ inoccupazione. Inoltre, da oltre due anni si parla di una rivisitazione del profilo professionale ma, ad oggi, niente è successo, anzi…il Caso Marlia, prima osannato come ampliamento di competenze, poi smentito dalla sentenza di Pordenone, confusione a parte, non sembra aver aperto nuovi scenari per il TSRM.

    Provo a darti una piccola buona notizia: quest’anno la Federazione si è impegnata a correggere il tiro e, soprattutto, ha preteso che lo faccia anche il Ministero. Finalmente!

    E nel frattempo? Nel frattempo occorre:
    – continuare ad arginare l’esubero formativo (che avrà il suo picco massimo nel 2016);
    – lavorare affinché al TSRM sia riconosciuta un’autonomia vera, con nuovi spazi occupazionali e meno vincoli legislativi;
    – aspettare che vadano in pensione i colleghi bloccati dalla Riforma Fornero;
    – vigilare affinché nessuno approfitti della situazione (come è già avvenuto), creando condizioni lavorative dove la flessibilità è tale da garantire solo miseri stipendi, denunciando quanti addirittura chiedono un compenso al TSRM per poter frequentare un tirocinio (anche questo oramai merce rara perché vincolato ad un emolumento mensile).

    Concludo con una breve nota sulla riduzione della quota annuale per i soli inoccupati. Il Ministero sembra si sia espresso più volte, negando questa ipotesi. Per cui, la parte destinata alla Federazione deve rimanere tale e quale. Al massimo, eventuali riduzioni sono da richiedere ai singoli Collegi per la loro parte.

    Non potendo quindi voi intervenire su pensioni, contratti di lavoro, profilo professionale, potete dare il vostro contributo:
    – entrando nei Collegi. Partecipa al voto solo il 15% degli iscritti.
    – partecipando alle iniziative per il monitoraggio degli inoccupati: Libro bianco (in)occupazione;
    – protestando. Sempre. Ma con senso civico. Siamo di generazioni diverse, è vero: per noi il futuro era una promessa, per voi una minaccia. Però in quel futuro della professione ci siete voi, quindi ben vengano i confronti garbati come il tuo.

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