Informativo 2/2017 del 2 febbraio 2017: Esperienza del T.S.R.M. Esperto Qualificato (E.Q.)
La mia esperienza professionale di T.S.R.M. dal 1991 e di E.Q. dal 1995, svolta a tratti anche simultaneamente, mi porta a sostenere che il connubio tra le 2 professioni può rivelarsi molto proficuo.
Le ragioni sono molteplici ma quelle fondamentali possono, a mio parere, essere riassunte nei seguenti punti:
- L’attività di T.S.R.M., relativa sia alle attività professionali attribuite dalle norme che ne regolamentano la stessa, sia in qualità di “somministratore di dosi” (“practitioner” di fatto), implica il dovere di essere, relativamente alle applicazioni sanitarie, il “principale radioprotezionista operativo”, oltre che uno dei professionisti del settore della fisica medica/sanitaria/radioprotezionistica individuato dalla normativa. Pertanto, sarebbe un controsenso precludergli la possibilità di approfondire tematiche radioprotezionistiche che, oltretutto, riguardano e appartengono al T.S.R.M. sia per i contenuti della formazione che per la pratica professionale quotidiana.
- La sensibilità derivante dall’essere “soggetto radioesposto”, avvertita in misura minore dalla maggior parte degli altri professionisti individuati dalla legge, lo porta a condividere con gli utenti e con gli altri operatori radioesposti le problematiche riguardanti la sicurezza della radioprotezione, con una differenza sostanziale, quella di poter intervenire sulla qualità della prestazione, attraverso linee guida, protocolli, procedure, … ovvero di ATTUARE la radioprotezione sul campo, …
La conseguenza pratica di alcuni dei compiti affidati al T.S.R.M., lo portano quasi in via esclusiva, a possedere simultaneamente le seguenti peculiari caratteristiche:
- È SOTTOPOSTO AL RISCHIO DA DANNO DA RADIAZIONI IONIZZANTI (RADIOESPOSIZIONE);
- È IL PROFESSIONISTA CHIAMATO IN PRIMA PERSONA A METTERE IN CAMPO OGNI CONOSCENZA, OGNI TECNICA E OGNI AZIONE NECESSARIA FINALIZZATA A LIMITARE LE ESPOSIZIONI INDIVIDUALI E OTTIMIZZARLE, OVVERO RIDURRE IL RISCHIO DA DANNO DOVUTO ALLA RADIOESPOSIZIONE STESSA.
Ovvio che per potere espletare al meglio tutto quanto, il TSRM deve avere la possibilità di poter studiare e approfondire questa materia.
- Inoltre la responsabilità nell’impiego degli apparecchi e il loro quotidiano utilizzo da parte del TSRM, se associato alla possibilità di effettuare “verifiche di radioprotezione e qualità”, gli consentono di ottenere una conoscenza della strumentazione radiologica utilizzata, utile (se non indispensabile) sicuramente a migliorare sia l’accuratezza diagnostico/terapeutica che l’attuazione dei citati principi RADIOPROTEZIONISTICI fondamentali per l’OTTIMIZZAZIONE e la LIMITAZIONE delle ESPOSIZIONI INDIVIDUALI (l’altro è quello di GIUSTIFICAZIONE che, per come è strutturata la normativa, ci riguarda in misura minore (per ora) e, su questo, c’è tanto altro da dire).
A mio parere quindi, ancora una volta, la formazione professionale del T.S.RM. dovrebbe consentire e confermare la possibilità di ampliare le proprie conoscenze per sostenere l’esame abilitante allo svolgimento della professione di Esperto Qualificato in Radioprotezione, ma non solo.
Questi aspetti favoriscono, inoltre, la riduzione della “distanza” tra chi usa gli apparecchi (solitamente il TSRM) e chi li controlla (che può essere l’E.Q., R.I.R., E.F.M., T.S.R.M. stesso). Non sottovalutarli (ma anzi incentivarli favorendo la formazione di equipe più omogenee innanzitutto sotto l’aspetto culturale) può ridurre la scarsa condivisione delle finalità stesse, (cui spesso si assiste) su cui si fonda l’IMPIANTO RADIOPROTEZIONISTICO, minimizzando il rischio di vanificarne i risultati.
Quindi:
GARANZIA DI QUALITÀ E SICUREZZA DELLE APPARECCHIATURE, sono, sotto tutti gli aspetti (diagnostica, terapeutica, radio protezionistica, elettrica, …), parte imprescindibile del bagaglio culturale e professionale del T.S.R.M.
Mi auguro, in conclusione, che questo mio contributo stimoli chi si occupa della nostra categoria, ad avviare la procedura necessaria per il reinserimento della nostra Laurea tra quelle che possono candidarsi a divenire Esperto Qualificato.
Nota finale:
Per dare l’idea di cosa comporti la preparazione ad un esame del genere, preciso che ai miei tempi ho studiato circa tre anni frequentando la Scuola a numero chiuso per Tecnici in Fisica Sanitaria dell’Università di Parma, che mi consentì, tra le altre cose, di andare a lezione all’ENEA di Bologna (ancora oggi mi sento onorato di avere conosciuto alcuni tra i maggiori studiosi italiani in questo settore scientifico).
Ne consegue che tanto la preparazione quanto il successivo esercizio SONO IMPEGNATIVI, ma coloro che ne hanno voglia, possono essere sicuramente all’altezza dell’arduo compito.
QUINDI, IN BOCCA AL LUPO A TUTTI!!
Per ogni ulteriore richiesta o info., potete contattarmi al seguente recapito mail: [email protected] – o attraverso il caro collega Francesco Paolo Sellitti.
Cordialità, dr. Filippo Franchino
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Distinti saluti
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