ACQUISTO DI APPARECCHIATURE RADIOLOGICHE: RADIOLOGIA DOMICILIARE – QUESITO 2

ACQUISTO DI APPARECCHIATURE RADIOLOGICHE: RADIOLOGIA DOMICILIARE – QUESITO 2

“Buongiorno, vi scrivo in merito alla possibilità o meno che un TSRM ha in merito all’acquisto di attrezzatura radiologica diagnostica (tubo radiogeno, detettore e correlati). Sto valutando la possibilità e la fattibilità di un progetto di radiologia domiciliare

Io sono un TSRM residente a … e nella mia regione nessun referente istituzionale mi ha dato una risposta chiara.

Vi ringrazio fin d’ora per la risposta.

Cordiali  Saluti”

“sono iscritto al Collegio di … iscritto n. …”

RISPOSTA:

Al quesito rispondono i TSRM responsabili dell’Associazione Professionale che hanno attivato il servizio di radiologia domiciliare nella Provincia di Foggia.

L’etica e la deontologia professionale ci impone di sottolineare preliminarmente che la diagnostica radiologica domiciliare deve essere pensata ed impiegata come valida alternativa al servizio ospedaliero soltanto per gli esami per i quali la tecnologia portatile sia in grado di garantire adeguati livelli qualitativi e di sicurezza e per i casi in cui le condizioni cliniche della persona rendono meno gravoso effettuare l’esame a domicilio piuttosto che in ospedale.

Ciò premesso, inteso come progetto autonomo d’impresa, la radiologia domiciliare in Italia ha avuto origine da due esperienze sviluppate in contesti diversi:

  • l’Associazione TSRM Volontari di Messina, fondata dal collega Pippo Morabito nel 2002;
  • il Progetto sperimentale di Radiologia Domiciliare della Regione Piemonte, avviato nel 2008 con la partecipazione dei colleghi Marco Grosso e Alessandro Beux (referente istituzionale: dott.ssa Teresa Cammarota).

Le competenze necessarie a questa metodica hanno così iniziato a diffondersi grazie a tesi di laurea sviluppate in diverse sedi universitarie, tra le più interessanti si ricorda il lavoro di Stefano Murotto con la Tesi di Laurea dal titolo “Tecnologie di teletrasmissione nello sviluppo della radiologia domiciliare”, Università degli Studi di Torino, A.A. 2008/09 e il lavoro di Francesco Paolo Sellitti per la tesi sperimentale di Laurea Specialistica dal titoloProgetto sperimentale di radiologia domiciliare: aspetti qualitativi, economici e sociali, Università degli Studi di Firenze, A.A. 2008/09.

Negli anni successivi è stato quindi possibile avviare progetti autonomi gestiti da TSRM, che pian piano hanno scalzato coloro che lavoravano “in nero”, competendo solo con eventuali studi radiologici privati che offrivano lo stesso servizio.

Fatta questa premessa, è bene ricordare che il background di competenze sviluppato nelle tesi si riferiva soprattutto alla qualità dell’immagine, alla tecnologia e teletrasmissione e al ruolo sociale di questo servizio; poco o niente era invece quello relativo a marketing e management, elementi, questi, importanti per chi vuole partire “in proprio”.

In effetti, il primo passo da fare per un progetto di radiologia domiciliare è lo sviluppo accurato di un “business plan”, cioè uno studio-analisi di fattibilità in grado di fornire una serie di dati revisionali di natura economico-aziendale, sui quali tracciare linee guida per la costituzione dell’attività. In questo documento è bene riportare l’entità della domanda (numero esami potenziali/anno), il tipo di territorio (metropolitano, montagna, aree vaste di campagna, …), la presenza di competirors che offrono lo stesso servizio, il capitale economico necessario e soprattutto il punto di pareggio entrate/uscite (quante radiografie/anno compensano le spese annue?). Più dettagliato è il business plan, più è preciso il quadro previsionale che si riesce a offrire al TSRM e a eventuali partners coinvolti nel progetto, siano essi finanziatori o soci.

Dai dati ricavati da un ultimo preventivo in nostro possesso e risalente a marzo 2015, il capitale da investire per un’apparecchiatura nuova (compreso di IVA, garanzia e assistenza) è così suddiviso:

  • per un tubo radiogeno con supporto, alimentatore, 2 cassette ai fosfori: 16.500 euro circa;
  • sistema di lettura CR, compreso di computer e software dedicato: 25.000 euro circa;
  • allestimento automobile: 1.500 euro circa;
  • sistema telefonico e di trasmissione a distanza delle radiografie: 350 euro/anno.

Il totale supera di poco i 40.000 euro, ai quali va aggiunto l’acquisto di una vettura furgonata.

Attualmente il mercato propone il sistema portatile di radiologia digitale DR, molto interessante perché consente di visualizzare in loco le immagini “in tempo reale” e consente di indagare con immagini di ottima qualità strutture e distretti prima non possibili (bacino, addome, …). Ha però costi superiori.

Sia per i sistemi CR, sia per quelli DR, esiste anche un discreto mercato dell’usato. Sta poi a voi valutare le diverse opportunità di finanziamento, sia ordinario (prestito, leasing, ecc..) che quello relativo alla piccola e media impresa, finanziato di solito dalle regioni o con fondi europei. Per informazioni in merito ai finanziamenti all’imprenditoria giovanile, occorre rivolgersi presso la Camera di Commercio della propria provincia o ai seguenti link:

http://wikiprestiti.org/finanziamenti_fondo_perduto/

http://www.garanziagiovani.gov.it/ScopriComeFunziona/Sostegnoautoimprenditorialita/Pagine/default.aspx

Esistono finanziamenti agevolati del tipo “a tasso zero” oppure “a fondo perduto” per una discreta percentuale del capitale necessario. Tuttavia, in questo ultimo caso, è previsto di solito un periodo di vincolo obbligatorio a svolgere l’attività per la quale è stato elargito il finanziamento agevolato. Tale vincolo pone un grosso ostacolo a coloro che contemporaneamente tentano la strada dei concorsi pubblici: in caso di assunzione come TSRM (anche a tempo determinato), risulta assai difficile poter svolgere contemporaneamente entrambe le attività.

Altra importante fonte di spesa è il costo del medico radiologo: in questo progetto, se acquistate le apparecchiature, siete contemporaneamente datori di lavoro (esercente l’impianto radiologico, secondo i decreti legislativi 230/95 e 187/00) e lavoratori. Pertanto, determinante è la percentuale che il vostro radiologo intascherà per ogni radiografia. Con il medico radiologo vanno preventivamente concordati gli importanti aspetti procedurali che riguardano la giustificazione all’esame radiologico di cui al D.lgs. 187/00. Il medico radiologo sarà anche il “responsabile di impianto radiologico”, sempre ai sensi dell’art. 2, comma 2, lett. b, D.Lgs.187/00.

Secondo passo è la costituzione di una società o associazione professionale, operazione da fare con il supporto di un commercialista che si occuperà anche dell’apertura della vostra Partita IVA.

L’associazione professionale è la forma da preferire perché non richiede l’iscrizione presso il Registro delle Imprese e, soprattutto, ripartisce le responsabilità in capo ai singoli liberi professionisti associati e non ad un rappresentante della società. A tal proposito, se è pur vero che un simile progetto di radiologia domiciliare può essere sviluppato da un solo TSRM, l’ideale è essere in due (o più). Questo permette di garantire la continuità del servizio e una migliore ripartizione del carico di lavoro.

L’associazione professionale si costituisce con un “atto costitutivo” che il commercialista registrerà presso l’Agenzia delle Entrate competente per territorio, ottenendo la Partita IVA.

Per quanto attiene al trattamento fiscale, il reddito prodotto è tassato ai fini Irpef in capo ai singoli soci. Sull’associazione grava anche l’Irap (imposta regionale sulle attività produttive). L’ammontare di Irpef, Irap e il pagamento del trattamento previdenziale ammonta complessivamente a poco meno della metà delle entrate.

È poi la volta dell’Esperto Qualificato, meglio se anche Fisico Medico (così sarà la stessa persona che si occuperà anche dei controlli di qualità), al quale dovrete chiedere di espletare l’istruttoria tecnica per gli opportuni adempimenti legislativi:

  • stesura di una relazione dettagliata sull’attività radiologica, redatta dal medico radiologo responsabile di impianto;
  • benestare al progetto e relativa relazione di cui all’art. 61 comma 2 del D. Lgs. 230/95, a cura dello stesso Esperto Qualificato;
  • invio entro 30 giorni prima dell’inizio della detenzione dell’apparecchio radiologico, della “comunicazione preventiva di pratica”, alle amministrazioni di cui all’art. 22 del D.Lgs. 230/95, firmata anche dall’esercente.

Ottemperati gli aspetti economici e normativi, occorrerà proporre il servizio a strutture pubbliche e private, ad associazioni, cooperative, medici di base e specialisti potenzialmente interessati alla vostra offerta di servizi, istituti di ricovero e cura per anziani e lungo degenze. Molto interessante potrebbe essere affiancare coloro che si occupano di assistenza domiciliare integrata.

Concludendo, nonostante le numerose soddisfazioni in termini di rapporti umani, la radiologia domiciliare così intesa, ha dei grandi rischi d’impresa. Basterebbe avere il dato del relativo punto di pareggio tra radiografie/anno e spese annue per rendersi conto della fattibilità o meno del progetto. Di sicuro è difficile immaginare la presenza contemporanea di più servizi simili per una stessa provincia di medie dimensioni.

Cordiali saluti.

Antonio Pio Russo e Luigi De Bonis

[email protected]

Provincia di Foggia

http://www.tsrmfoggia.org/single_news.php?id=2874

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